Descrizione
Zora del Buono è un architetto che ha sempre avuto una grandissima fascinazione per gli alberi. Un attaccamento emotivo legato al ricordo degli ulivi che hanno popolato la sua infanzia in Puglia, che è poi diventato interesse estetico per via della sua professione. E poi ancora, in maniera via via più dirompente, si è trasformato in un senso di rispetto solenne rivolto soprattutto verso gli alberi centenari e millenari, custodi di un sapere antichissimo, di fronte alla cui longevità l’uomo scompare. Animata da un profondo desiderio di scoperta, unito allo studio della botanica, Zora del Buono ha deciso di viaggiare per un anno intero tra l’Europa e l’America del Nord per visitare gli alberi secolari di quelle zone. Con la sua Rolleiflex analogica in borsa, ha reso omaggio a esemplari straordinari, paragonabili a veri e propri individui dotati di personalità, raccontando aneddoti, suggestioni, storie cresciute insieme e attorno a loro nel corso del tempo. Come quella del tasso di Ankerwycke, un albero alto quasi 15 metri e largo ben 9, sotto al quale si sarebbero svolti gli incontri romantici tra Enrico VIII e Anna Bolena; o dell’Hiroshima Survivor, un bonsai di pino bianco giapponese sopravvissuto alla bomba atomica e che oggi si trova a Washington; o di Dicke Marie, ‘Maria la grassa’, una quercia di quasi 900 anni che fu ammirata dal giovane Goethe e dai fratelli Humboldt; o di Pando, forse il più antico essere vivente del pianeta, un insieme di 47.000 pioppi tremuli, tutti cloni dell’albero originale, la cui età stimata è di 80.000 anni. Con il suo sguardo attento e curioso, dotato di una sensibilità finissima, Zora del Buono ci accompagna tra luoghi impervi e mete irraggiungibili mostrandoci che ogni albero, per quanto modesto, rappresenta tutto un mondo per un’infinità di creature. Ammireremo la straordinaria resilienza di pini, tigli, sequoie, abeti, e sperimenteremo la fragilità dell’animo umano che ammutolisce, inerme, a confronto con la potenza, la maestosità e l’insondabilità della natura.